domenica 13 settembre 2009

12 09 09

E domani già è giunto.
Con disappunto il sole si leva,
un'alcova non accogliente
m'accoglie ancora dormiente,
e il vento sulle foglie
è un eterno conato
mai saziato:
lo schifo di una bulimia fittizia,
di una poesia che par scritta in ospizio.

Una brezza nemica
sulla mia faccia stupita
che non si rende conto
che il conto è stato reso.
Il peso gravitazionale della disperazione
gravita su di me,
circondato da persone sconosciute
da lingue che mai tacciono
ma restano mute,
e sembra così assurda, la salute.

Il desiderio che si perda ogni luce
mi conduce alla scelta di non scelta
mentre s'è divelta ogni speranza,
mentre si sgretolano istanti
in me ancora stanti
e ora troppo distanti.

E forse è dura,
forse la cura è questa paura
della tua figura,
e questo calore
che mi imbratta, in ogni canto di me.
Ma non saranno poi così infime
queste lacrime che non voglio asciugare,
che ho paura a mostrare
nel silenzio delle tue parole,
quando alla fine s'è mostrato di nuovo,
il sole...

C.

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